lunedì 8 ottobre 2007

CARLO I, ULTIMO IMPERATORE D'AUSTRIA-UNGHERIA

Al culmine della prima guerra mondiale, nel 1917, lo scrittore Anatole France, difficilmente sospettabile di simpatie cattoliche, scriveva: «L'imperatore austriaco Carlo ha proposto la pace, è il solo onest'uomo che si sia manifestato nel corso della guerra; non è stato ascoltato».

Nel novembre del 1916, Francesco Giuseppe morì devotamente, dopo aver regnato per 68 anni. Carlo d’Asburgo (1887-1922) diventò imperatore d'Austria e re apostolico d’ Ungheria (21 novembre 1916). Aveva ventinove anni. In un manifesto pubblicato il giorno stesso, dichiarò: «Farò tutto quel che sarà in mio potere per eliminare nei più brevi termini gli orrori e i sacrifici che la guerra porta con sè, e per procurare al mio popolo i benefici della pace».

“La sua principale preoccupazione fu di seguire la vocazione del cristiano alla santità anche nella sua azione politica. Per questo, il suo pensiero andava all'assistenza sociale. […] Il suo comportamento rese possibile al termine del conflitto una transizione a un nuovo ordine senza guerra civile. Tuttavia venne bandito dalla sua patria”. [1]

Il 22 dicembre 1916, Carlo (coadiuvato dalla moglie Zita - vero esempio di carità e bontà cristiana - e dai fratelli di lei, i Principi Sisto e Saverio di Borbone-Parma [2] che qualcuno osò perfino definire ‘intriganti’) fece redigere proposte di pace dal ministro Czernin, proposte accettate a fior di labbra dal suo alleato, l'imperatore germanico Guglielmo II: ma esse furono respinte dalle potenze dell'Intesa (Francia, Gran Bretagna, Russia, Italia). Il 30 dicembre 1916, a Budapest, Carlo cinse la corona che santo Stefano aveva ricevuto da Papa Silvestro II, nel 1001. Tuttavia, confidò: «Esser re, non è soddisfare un'ambizione, ma sacrificarsi per il bene di tutto il popolo». Poco più tardi, Guglielmo II dette l'ordine di scatenare la guerra sottomarina a oltranza. Il sovrano austriaco rifiutò di sostenere tale offensiva, che, diretta contro navi mercantili, provocherà la morte di numerosi civili. Carlo non riuscì a sopportare il pensiero dei combattimenti atroci che, in tutta l'Europa, avevano già causato milioni di morti, e questo per obiettivi irrisori. Il giovane imperatore sottolineò: «Non basta che sia io solo a volere la pace. Bisogna che tutto il popolo e tutti i ministri mi sostengano!». Ora, la stampa non cessava di eccitare il bellicismo del popolo attraverso comunicati trionfanti, mentre nascondeva la verità sulla situazione dell'impero dove la miseria del popolo si accresceva di giorno in giorno.

I poteri costituzionali, che non erano illimitati, costrinsero Carlo a lasciare le mani libere ai parlamenti bellicisti ed allo sleale ministro Czernin, che giocò la carta della «pace per mezzo della vittoria», vale a dire per mezzo della guerra.
Per queste ed altre importanti ragioni che si riferiscono all’intera vita di Carlo d’Asburgo, papa Giovanni Paolo II lo proclamò “beato” il 3 ottobre 2004 nonostante tutti gli ostacoli frammisti di coriaceo, massonico e bisecolare astio anticattolico e anti-imperiale. [3] [4]
Nel gennaio del 1918, nei suoi «quattordici punti», che si ispiravano agli obiettivi della massoneria, Wilson, il presidente degli Stati Uniti, proclamò la necessità, per la futura pace, di riorganizzare l'Europa centrale e balcanica secondo il «principio delle nazionalità». Questo significò lo smantellamento dell'impero austroungarico a favore di piccoli Stati-nazione. Tale concetto utopistico, ispirato dai socialisti cechi Benes e Masaryk, fu all'origine dei conflitti che avrebbero dilaniato l'Europa centrale fino al giorno d'oggi. Carlo provò, invano, a far intendere ragione alla Casa Bianca. Ad ovest, le ultime offensive tedesche del maggio e giugno 1918 furono arrestate e seguite, in luglio, da una controffensiva dell'Intesa. La Germania, nelle settimane seguenti, si ripiegò e, dopo lo scoppio della rivoluzione a Berlino, dovette chiedere l'armistizio.

[1] CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI CINQUE SERVI DI DIO - OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II - Domenica, 3 ottobre 2004
[2] Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Zita_di_Borbone-Parma; e anche "L'ultima imperatrice" (La vita e l'epoca di Zita d'Austria-Ungheria 1892-1989) dello storico inglese Gordon Brook-Shepherd, 1992.
Quante diversità tra Zita e quella Elisabetta (detta Sissi) di Wittelsbach che l'aveva preceduta su quel trono! Arrivata alla duplice corona di Vienna e Budapest per fatalità a seguito della morte violenta dei due eredi (il suicidio di Rodolfo a Mayerling e l'assassinio di Francesco Ferdinando a Sarajevo) che precedevano il marito Carlo nei diritti di successione, Zita era al tempo stesso ammirevole madre di famiglia e politica di buon livello, coraggiosa nelle tante avversità e sempre consapevole del suo rango persino nei periodi di quasi povertà che acconpagnarono il suo lungo esilio in vari paesi del mondo. Laddove Zita cercò per tutta la sua vita di recuperare il trono (o parte di esso e cioé quello ungherese soprattutto) prima per il marito e poi per il suo primogenito, Elisabetta nella sua maturità non aveva fatto che fuggire per mari e isole alle responsabilità familiari e del suo rango. Figura con i piedi per terra Zita, morta di vecchiaia nel suo letto quando ormai era la rispettata matriarca di numerosa prole; tragica e poetica eroina Elisabetta assassinata, durante uno dei suoi tanti vagabondaggi per il mondo, a Ginevra dall’anarchico italiano Luccheni. Nata nel 1892 a Villa Pianore, vicino a Viareggio, Zita discendeva per parte di padre dalla famiglia ducale dei Borbone-Parma (spodestata alla formazione dell'Italia unita) e per parte di madre da quella reale dei Braganza del Portogallo. Diventato imperatore in piena guerra nel 1916 alla morte di Francesco Giuseppe, Carlo fu costretto, nel 1918, ad abbandonare il suo trono dopo la sconfitta e la suddivisione del plurisecolare impero asburgico in tanti piccoli stati. Il fatto più saliente del brevissimo e travagliato periodo di regno di Carlo fu il fallito tentativo del sovrano (ispirato da Zita, aiutata dal fratello Sisto) di concludere al più presto una pace separata con le potenze nemiche. Dall'esilio in Svizzera nel 1921 Carlo e Zita tentarono due volte di riprendere il potere in Ungheria dove la situazione sembrava più favorevole alla causa legittimista. Il fallimento del loro sogno ungherese ebbe come conseguenza anche il loro più lontano esilio nell'isola portoghese di Madera, dove Carlo, già di salute cagionevole, morì a soli trentacinque anni. Nel 1963 Zita si ritirò in un piccolo appartamento nella casa di riposo per anziani di Zizers, non lontano da Coira in Svizzera. A partire dal 1982, il governo di Vienna le permise di compiere varie visite in Austria. E quando morì, nel 1989, le furono tributate solenni onoranze funebri a Vienna, dove fu sepolta nella cripta dei Cappuccini, la famosa ultima dimora degli Asburgo che già ne ospitiva ben 144, di cui 12 imperatori e 16 imperatrici. Alle onoranze di Vienna, seguì qualche giorno dopo un requiem solenne in suo onore nella chiesa di Budapest dove Carlo e Zita erano stati incoronati re e regina d'Ungheria. (da: http://www.geocities.com/bard842/zita.html Storia e Storie di Giuseppe Serpagli “L’ultima imperatrice: Zita di Borbone-Parma e d’Austria-Ungheria”).
[3] Cammilleri Rino, I santi militari, ed. Piemme. E anche: «Carlo I d’Asburgo, un Imperatore santo. Una biografia spirituale» (Il Cerchio-Iniziative Editoriali, Rimini, pp. 129).
[4] Nel 1994, presso l'editore Criterion di Parigi uscì il volume di Otto de Habsbourg, figlio primogenito di Carlo I e parlamentare europeo fino al 1999, Mémoires d'Europe, Entretien avec J.-P. Picaper.

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